Uccide la moglie e inscena un suicidio: scarcerato dopo 13 anni
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Direttore: Alessandro Plateroti

Uccide la moglie e inscena un suicidio: scarcerato dopo 13 anni 

giustizia aula tribunali

Marco Manzini 13 anni fa uccise sua moglie, e ne inscenò il suicidio. Ad oggi, dopo solo tredici anni di detenzione, il colpevole è libero.

La vittima della vicenda è Giulia Galiotto, vittima di suo marito, Marco Manzini. Tredici anni fa Manzini uccise sua moglie, e per coprire il delitto inscenò un suicidio. La Corte aveva condannato Marco Manzini a scontare diciannove anni di carcere, ma le cose non sono andate come previsto. Oggi, a distanza di tredici anni dall’omicidio di Giulia Galiotto, il 48enne è già in semilibertà, affidato in prova ai servizi sociali.

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La famiglia non ha potuto far altro che esprimere la sua rabbia per come è andata la vicenda. “Ci offre 50 euro al mese come mediazione. Noi non sappiamo dove sia e chi lo controlli, mentre lui sa tutto di noi. Metti caso che noi avessimo paura? Chi ci garantisce che questo individuo non ci venga a cercare?”

La rabbia della madre di Giulia

Ma la vicenda non finisce qui: il colpevole avrebbe offerto ai genitori della vittima cinquanta euro al mese, “in ottica di manifestazione della volontà di avvicinamento ad un’ipotesi di mediazione penale”. Si tratterebbe di un segno di riavvicinamento alla famiglia di Giulia. La proposta di mediazione però non è stata ben accolta dalla famiglia della vittima.

Le parole della famiglia di Giulia: “Dopo aver ammazzato nostra figlia ci ha chiamato prendendoci in giro. Abbiamo assistito alle schifezze che ha detto su di lei in tribunale e non ha mai mostrato pentimento. Oggi noi non sappiamo dove sia e chi lo controlli, mentre lui sa tutto di noi. Metti caso che noi avessimo paura? Chi ci garantisce che questo individuo non ci venga a cercare?”.

La madre della vittima continua: “Noi non accettiamo alcuna mediazione. Se Manzini mi vuole incontrare lo faccia per dirmi la verità e non le frottole che ha raccontato in tribunale. È già stato fortemente aiutato e ora ci arriva questa lettera per metterci al corrente che, essendo lui in questa situazione di fine pena ma in misura alternativa alla detenzione, è tenuto a dimostrarsi ben disposto verso la famiglia della vittima. A noi non interessano i soldi, abbiamo scoperto che lavora a tempo indeterminato in un’azienda, quindi la giustizia continua a prendere in giro chi ha subito”.

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ultimo aggiornamento: 12 Settembre 2022 10:52

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